“Nessuno come noi” tra il romanzo e la trasposizione cinematografica

Meglio leggere prima il romanzo o assistere alla trasposizione cinematografica? Commenti e confronti tra il libro di Luca Bianchini ed il film di Volfango De Biasi.

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«La casa dove nasci segnerà per sempre la tua vita. Potrai abbandonarla, dimenticarla, dipingerla o trasformarla. Potrai riempirla di libri e svuotarla di ricordi, nasconderla dietro le persiane o lasciare che la luce la investa. Potrai aprirla agli altri o tenerla tutta per te, averla perennemente in ordine o disseminare i tuoi vestiti in giro. Ma le mura fra cui sei cresciuto condizioneranno chi sei e chi sarai…»

Queste le parole con cui lo scrittore Luca Bianchini esordisce nel suo romanzo “Nessuno come noi” – Oscar Mondadori, 2017. Una storia autobiografica, in cui Vince Piscitelli, protagonista della storia, diviene presto il suo alter ego. La città, il quartiere dove lui, Luca-Vince, è nato, gli segna, infatti, per sempre l’esistenza: «Se non fossi cresciuto a Nichelino non avrei mai capito il valore delle cose…».

Dal 18 ottobre nelle sale cinematografiche, l’omonimo film con Alessandro Preziosi e Sarah Felberbaum, diretto da Volfango De Biasi. Una trasposizione cinematografica che prende spunto dal romanzo, senza tuttavia, seguirne le orme in maniera pedissequa.

Come mi è capitato in diverse occasioni, ho preferito visionare dapprima quest’ultimo per poi passare alla lettura del libro.

Ciò che subito ho notato è stato la scomparsa nel film della figura di Spagna, che insieme ai suoi inseparabili amici Vince e Cate, formano un fantastico trio soprannominato “tre cuori in affitto”.

Quello che tuttavia, è rimasto inalterato è stato il sentimento d’amore che lega i personaggi della storia. Nella trasposizione cinematografica, pari attenzione viene data alle vicende dei ragazzi ed a quelle di Betty Bottone e Umberto Fioravanti, padre di Romeo, fino ad arrivare, da parte di queste ultime, addirittura a prenderne il sopravvento. Nel libro, la lente d’ingrandimento è invece puntata sui ragazzi, i principali destinatari della lettura, sui loro primi amori e sul valore dell’amicizia.

Torino, 1987. Piumini, walkman e tutto l’immaginario degli anni ’80 vengono riproposti in entrambi i casi in chiave nostalgica. Lo scrittore ed il regista mostrano infatti come fossero diverse le relazioni quando non c’erano le tecnologie moderne che danno la possibilità di essere sempre connessi e disponibili al dialogo. Fanno osservare con sguardo malinconico, non solo i romantici che amano gli oggetti del passato, a cui piacevano i bigliettini che si scrivevano al posto degli sms e che cercavano una cabina telefonica per parlare con il proprio amato; ma anche chi adolescente non lo è più da tempo. Un sentimento di profonda tenerezza, infatti, pervade l’animo dello spettatore adulto, che ritorna con la mente al passato, in cui le sole preoccupazioni erano quelle di dover studiare per cercare di esser promosso a scuola.

Cosa, dunque, ho preferito tra il libro ed il film?

Beh, Sicuramente il film, non solo per la presenza del mio attore preferito, ma per la storia e gli espedienti molto più accattivanti rispetto al romanzo. Ma, forse, questa potrebbe essere soltanto una questione di età.

Tuttavia, pur non avendo vissuto gli anni ’80 sembra, attraverso le parole e le immagini, di averci trascorso un bel po’ di tempo.

E per saperne di più?

Correte al cinema e/o in libreria… 🙂

 

 

 

 

 

 

 

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