Campi Flegrei Doc: domenica ‘slow wine’ nella cruna del(L)ago

Alla scoperta della "vigna dei due mari". In tour da cantine 'La Sibilla' tra vini, paesaggi, archeologia e prodotti slow

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Il tour in vigna presso l'azienda vinicola 'La Sibilla'

Non capita facilmente di trovarsi nel giro di poche centinaia di metri quadri fra mari e laghi, vigne e cielo, con un vulcano sotto i piedi, per degustare un buon vino. E’ possibile in poche zone al mondo, una di queste la scopriamo oggi, domenica d’inverno ma dal clima abbastanza dolce e tale da permetterci una nuova escursione in compagnia di Slow Food. L’ultima uscita dell’attivissimo gruppo condotta Costiera Sorrentina e Capri ci conduce a Bacoli (NA) in giro per la tenuta delle cantine La Sibilla, ospiti della famiglia Di Meo.

Luogo unico al mondo, quasi incantato, nel mezzo di un tessuto urbano che nonostante l’aggressività degli ultimi decenni non ha scalfito l’anima agricola e soprattutto vinicola di questa zona. Un crinale di collina rivestito da est ad ovest di coltivazioni ad ortaggi, agrumi, verdure ma soprattutto… vigneti.

Malgrado la vicinanza del mare e dell’influsso delle correnti, dei sali minerali del sottosuolo vulcanico e il ribollire continuo dell’area flegrea, anche qui fra rocce tufacee e laghi costieri come il Fusaro e il Lucrino (tra Pozzuoli e Bacoli) è stato possibile produrre vini d’eccellenza. Con il gruppo di studio della nuova edizione del Master Vino Slow Food abbiamo quindi scoperto questa singolare realtà agricola. Un appezzamento di terra che dalla pianura e dai terreni morenici prospicienti il mare e il lago (nella cosiddetta “cruna” appunto) si inerpica lungo l’altura che domina il porto di Baia e da dove – guardando i due mari del golfo di Pozzuoli e del litorale domizio – è facile ammirare l’imponente Castello Aragonese che ne separa in due la vista mozzafiato, panorama a 360 gradi sul golfo di Napoli. Le due punte della baia più bella del meridione, le isole Capri e Ischia, il castello che copre il porto naturale dell’antica base navale romana di Misenum; la città semi sommersa a causa del bradisismo, gli scavi delle terme romane e ruderi di opus reticulatum dovunque ci si giri; i laghi sorti lungo la costa da antiche caldere vulcaniche… in tale scenario apriamo i polmoni prima di recarci in cantina a degustare vini e prelibatezze della casa.

Accompagnati dai membri della famiglia Di Meo, dall’enologo al sommelier di casa fino al patron della vigna che ci accoglie col sorriso ed i suoi racconti, entriamo dunque nel vivo della degustazione. Una gustosissima zuppa di cicerchie locali e prodotte a km zero accompagna il bianco Falanghina doc dei Campi Flegrei. Totalmente differente dalla lontana cugina sannita, per le note minerali e la sapidità caratteristica delle zone di mare che la contraddistingue dal primo all’ultimo sorso. Nella sua versione base ma anche da altrettante parti della vigna, tra cui il bianco proveniente appunto dalla “Cruna del lago” (l’ovale che in origine caratterizzava la forma della tenuta immediatamente a ridosso del lago Fusaro); così come per il morbido e beverino Piedirosso (doc) autoctono dei Campi Flegrei e prodotto in purezza 100% sia in alto che nella Cruna del lago, oppure invecchiato e miscelato (nel caso del Marsiliano) ad uve di marsigliese, nerello mascalese, calabrese e varietà locali.

Il ricco buffet allestito dallo staff de La Sibilla comprende oltre ai legumi una il classico ‘casatiello’ napoletano farcito, pizza di pasta e bruschette varie.

Prodotti slow, per una cantina già da tempo presente in Guida Slow Wine, dove è rimasto intatto il legame tra la terra e la famiglia. Ma soprattutto un luogo dove, malgrado il ribollire della terra che trema sotto i piedi a fasi alterne e le particolari condizioni geologiche, si riesce a produrre un’eccellenza del vino campano seguendo la filosofia del buono, pulito e giusto.

 

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