Sette domande: Chiara Guida e il cinema per ragazzi anni ’80

Dal Social World di Vico Equense un revival dei fantastici '80, con il saggio "Heroes. I piccoli protagonisti del cinema degli anni '80"

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Classe ’85, critica cinematografica di professione, direttore di Cinefilos.it. Nel mezzo della settimana dedicata al Social World Film Festival nella sua Vico Equense, andiamo a conoscere l’affascinante personalità di Chiara Guida. Cinefila per vocazione, da anni dentro al mondo del cinema e profonda conoscitrice dell’ambiente da un punto di vista tecnico, fra rassegne ed eventi dedicati alla produzione sul grande schermo. Calata ormai nella Roma di oggi – città della quale “grazie a Paolo Sorrentino si è tornato a parlare anche all’estero” (cit.) – incontriamo Chiara al suo paese d’origine per presentare la sua prima opera saggio intorno al tema del cinema per ragazzi anni ’80. “Heroes. I piccoli protagonisti del cinema degli anni ’80” è appunto il titolo del libro (edizione Bakemono Lab) che attraverso 4 film celebri degli anni ’80 ripercorre le fasi in cui il cinema per ragazzi si allontana progressivamente dal genere fantastico per avvicinarsi alla realtà di ragazzi scapestrati, magari vittima del bullismo moderno o semplicemente avulsi dalla realtà e diretti verso una meta sconosciuta (come nell’immagine di copertina scelta dall’autrice per rappresentare al meglio il contenuto del suo saggio). Quattro pellicole per rivivere gli anni ’80 : dal leggendario E.T. telefono casa di Steven Spielberg alla fantastica avventura di Bastian de “La storia infinita” (1984), dai Goonies fino a Stand by me.

In sette domande cerchiamo allora di capire che cosa abbia voluto trasmettere al suo pubblico Chiara Guida – affiancata nella presentazione dalla direttrice della libreria Ubik Vico Giovanna Starace e raggiunta nel finale dal regista e direttore del Social World Giuseppe Alessio Nuzzo (foto)

Ciao Chiara, oggi siamo nella libreria Ubik del tuo paese Vico Equense per parlare di questa tua prima pubblicazione. Che effetto fa essere davanti al pubblico di casa, per di più nell’ambito del Social World Film Festival?

Sono molto contenta… vivendo ormai a Roma da anni, ritorno a mostrare alla mia gente qualcosa di buono, che sia frutto di qualcosa che è nato qui in un ambiente sano, capace di stimolarti a costruire sogni che poi, per forza di cose, andiamo a realizzare altrove.

Del cinema anni ’80 che ricordo conservi e cosa rappresenta per te?

Prima di lavorare con il cinema, io ho da sempre una grande passione per il cinema. Pur avendo vissuto a metà gli anni ’80 è una passione che è nata quando ero piccola e che fa parte della mia forma mentis. Questo vale anche per l’aspetto quotidiano, oltre che professionale, come scrivo anche all’ inizio del libro. Gli anni ’80 al cinema hanno costruito quello che è nell’ immaginario collettivo la saga e tutto quello che ancora oggi è il filone legato alla fantascienza.

La narrativa per ragazzi, oggi, è in grado secondo te di riproporre film a livello degli anni ’80?

Prima di tutto c’è da considerare il filtro affettivo, imprescindibile soprattutto per quanto riguarda film come E.T. o Stand by me. Poi c’è l’aspetto tecnico, esploso negli anni ’80 con Piramide di paura (1985), riadattamento dell’avventura immaginaria di un giovane Sherlock Holmes. È il primo film in assoluto in cui si applicano gli effetti visivi e la computer grafica. Quanto a oggi penso sicuramente ad Harry Potter, che racconta ai ragazzi argomenti più forti come la morte e l’amore nella loro natura più realistica, nonostante la forte impronta commerciale. Il cinema per ragazzi di oggi è prevalentemente spettacolo, meraviglia, ha un ruolo diverso perché anche i ragazzi di oggi sono diversi.

A proposito di cinema per ragazzi, sei stata di recente anche al Giffoni Film Festival ?

No, purtroppo per una serie di ragioni logistiche il festival di Giffoni quest’anno non è rientrato fra le mie scelte. Motivi climatici anche, legati al caldo in particolare…

Quando a suo tempo guardavi film come E.T. qualcosa aveva già acceso in te l’interesse verso questo settore?

Diciamo che li ho visti tutti ma non al cinema, per una semplice questione anagrafica. Ricordo senz’altro qualche circostanza legata alla visione di questi film, qualche momento che è sedimentato ormai nella mia mente come quell’attimo che mi folgorò rispetto al cinema, ma non riguarda i film di cui si parla nel saggio.

Libro e film, c’è questo luogo comune secondo il quale il film non rispecchi mai fedelmente il libro. Sei d’accordo?

Sì, sono d’accordo ma sostengo anche questa differenza. Si tratta di momenti diversi, quel che si riesce a dire con le parole non avviene allo stesso modo con le immagini. Sono due mezzi che stimolano reazioni diverse da parte di chi li fruisce. Il lettore è diverso dallo spettatore che va al cinema, questo non vuol dire che possano coesistere nella stessa persona e pretendere una restituzione integrale del libro al cinema rischierebbe di produrre un cattivo film. Sono mezzi che parlano linguaggi diversi.

Infine, tornando ad oggi, cosa ti aspetti dal Social World?

Onestamente, credo che ciò che una persona debba aspettarsi da un festival sia innanzi tutto un’esperienza costruttiva. I festival sono eventi che vanno vissuti giorno per giorno, nella loro totalità. Penso comunque che una rassegna come quella di Vico possa essere utile se si continua a lavorarci nel corso dell’anno, coinvolgendo il territorio e le persone che lo vivono durante tutto l’anno. È vero che non si tratta ad esempio del festival di Venezia, il più antico del mondo, che fa vivere il Lido nei dieci giorni di festival e basta. Appunto per questo Vico è diversa perché le persone vivono la città tutto l’anno e sarebbe bello poter avere un riscontro durante tutto l’anno di un evento così bello e culturalmente importante come il Social World.

Un evento dunque che abbracci la città durante tutto l’anno…  Bene Chiara, ti ringraziamo per la tua disponibilità augurandoti il meglio per questa tua prima pubblicazione. Ciao e buon festival !

Grazie a voi…ciao a tutti!

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