Social World Film Festival 2020. Il Festival del “coraggio” di ripartire

Più forti della crisi del settore e del rigido protocollo dettato dall'emergenza sanitaria in corso. Il Festival del cinema sociale vince anche stavolta la sua sfida, grazie al lavoro di squadra. Perché qui, dal direttore Giuseppe Alessio Nuzzo, all'ultimo dei ragazzi dello staff, si respira aria di casa. Professionalità ma anche leggerezza. Attenzione ai dettagli ma anche ampi e distesi sorrisi.

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Giugno 2013. Al Social World Film Festival in programma a Vico Equense, madrina era la bellissima Maria Grazia Cucinotta. Avevo sentito parlare di questo festival nato dall’idea di Giuseppe Alessio Nuzzo di voler creare un evento cinematografico, primo al mondo, interamente dedicato al cinema come veicolo di messaggi sociali.

Era per me la prima volta da accreditato. Mi recai perciò nella piazza della città, sotto un sole cocente, alla ricerca dell’ufficio per il ritiro del badge, quando intravidi da lontano la figura di un giovane che caricava sulle proprie spalle alcuni abiti, presumo abiti di scena per la prima serata di quella edizione. Chiesi a lui dove dovessi andare. Il giovane, indaffarato, mi indicò una porta in fondo ad un corridoio all’interno del municipio.

Quel giovane, che in prima persona si spendeva nell’organizzazione, era il patron Giuseppe Alessio Nuzzo. Originario del casertano, già studente di Cinema e organizzazione al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e Regia alla National Film and Television School, oggi pluripremiato regista e produttore, ha cullato una idea, un sogno che è diventato oggi la Mostra internazionale del cinema social.

«Il Social World Film Festival è uno dei momenti importanti per Vico Equense. Dieci anni fa, quando come giovane autore partecipavo alle varie rassegne, mi resi conto, che non esistevano spazi adeguati in cui i giovani si potevano esprimere. Quando è nata la mia passione per il cinema socialmente impegnato, è maturata in me l’idea dell’evento. Ogni parola del titolo doveva assumere un senso, così, Social si riferisce alle tematiche sociali affrontate e World alla caratterizzazione internazionale dell’evento. Un festival che ospita attori internazionali, che viene presentato in due conferenze internazionali quella di Cannes e di Venezia, nell’ambito del quale sono stati realizzati in nove anni quaranta eventi internazionali, grazie all’Istituto italiano di cultura all’estero».

Un festival da sempre “umano”. Perché qui, proprio dal direttore all’ultimo dei ragazzi dello staff, si respira aria di casa. Professionalità ma anche leggerezza. Attenzione ai dettagli ma anche ampi e distesi sorrisi.

Da quella terza edizione ad oggi, il Social World Film Festival è cresciuto a dismisura, imponendosi come uno degli appuntamenti più importanti del panorama cinematografico italiano e non solo; un evento che da lustro all’estate in penisola sorrentina, fatta non solo di sole e relax, ma anche di cultura e bellezza.

Nell’anno del decennale piomba però sul sistema cinema e su quello degli eventi legati al mondo della celluloide la grave emergenza sanitaria del COVID-19. Ma Nuzzo non si ferma, anzi! A voler prendere con positività questo tempo sospeso, raccoglie la sfida: conosciamo il gioco, abbiamo regole nuove. Dobbiamo portare a casa un risultato che non lasci indietro nessuno.

C’è bisogno di trovare una nuova e corretta dimensione all’interno del sistema di regole imposte dalla pandemia ed ecco che la soluzione che possa calzare meglio al festival del cinema sociale, a tutela della qualità del progetto e per la valorizzazione dei talenti promossi, viene fuori: il Castello Giusso nel cuore della città di Vico Equense diventa così una vera  e propria “cittadella del cinema”.

C’è l’arena all’aperto con distanziamento assicurato per le premiazioni; ci sono le sale per le interviste e gli incontri con la stampa, quelle per le masterclass, quelle per la visione dei film in concorso, quella per le dirette streaming. C’è la terrazza con vista magnifica sul golfo per i photocall e per chiacchierare e confrontarsi in assoluta sicurezza. Il tutto tra colonnine di gel igienizzante, severi controlli della temperature e mascherine d’ordinanza.

Perchè la forza del Social sta tutta qui: un “patron”e un team di “alieni” under 30 che lavorano notte e giorno, 365 giorni l’anno per perfezionare una macchina già rodatissima.

Perché ha ragione Vittorio Storaro, tre volte premio oscar per la fotografia, e ospite (in collegamento) della prima serata di questa edizione del decennale: «Poi, però, ci vuole l’amore; è fondamentale avere una profonda passione per ciò che si fa… nessuno può insegnarvi ad amare ciò che fate. Io ho avvertito di amare profondamente il mio lavoro quando ho capito di essere felice e di stare bene mentre lo facevo esattamente come nella mia vita privata, senza alcuna distinzione».

L’amore è ciò che guida questo manipolo di folli! E allora buona vita direttore, altre dieci, (e anche di più) di queste edizioni!

 

ph. dalla pagina fb della kermesse

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