Sette domande. Alessia Lamoglia: «sul set di Pizzofalcone ogni volta una nuova esperienza. E poi c’è Napoli anche lei “bastarda”, prima tra tutti».

Alessia Lamoglia, talent della “PM5” di Peppe Mastrocinque, giovane attrice napoletana che si sta affermando nel panorama artistico italiano si racconta a paginasette: dal successo de I Bastardi di Pizzofalcone, dove interpreta Marinella, la figlia adolescente del Commissario Lojacono (Alessandro Gassmann), al rapporto con la città di Napoli, indiscussa protagonista della serialità televisiva degli ultimi anni.

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Successo confermato anche per questa terza stagione de I Bastardi di Pizzofalcone attualmente in onda il lunedì sera su Rai 1. Protagonista nella prima e seconda serie, fino alla prima puntata di questa stagione la giovane Alessia Lamoglia, la figlia adolescente dell’ispettore Lojacono, interpretato da Alessandro Gassmann.

Alessia ha fin da subito capito l’importanza del suo personaggio, nel suo rapporto fortissimo e speciale di figlia a fianco di Lojacono; proprio per queste ragioni coinvolta anche lei nell’attentato bomba al ristorante di Letizia, fa ritorno in Sicilia. La fiction, puntata dopo puntata, porta in scena Napoli e le sue mille sfaccettature. Una città immersa tra luce ed oscurità, tra giustizia e criminalità, tra casi di tutti i giorni e delitti efferati che chiedono l’intervento degli uomini del Commissariato di Pizzofalcone. Proprio ad Alessia Lamoglia, talent della “PM5” di Peppe Mastrocinque, giovane attrice napoletana che si sta affermando nel panorama artistico italiano, rivolgiamo le nostre #settedomande.

Alessia, partiamo subito dal successo de I Bastardi: oramai sei dentro un gruppo rodatissimo che si conosce a memoria. Che aria si è respirata sul set in questi anni?

All’inizio mi sono sentita un po’ la mascotte del gruppo…si può dire che il set de I Bastardi mi abbia cresciuta, ho iniziato che non ero ancora maggiorenne. Sono davvero contenta del clima che si è creato perché a ogni stagione, nonostante tra cast e reparti si fosse creata una grande famiglia, mi è parso sempre di vivere una nuova esperienza, anche grazie al susseguirsi dei vari registi che ci hanno accompagnati in quest’avventura.

A tuo avviso, cosa ha di particolare questa fiction da catalizzare tanto l’attenzione del pubblico? Quale è la ricetta di questo successo?

La penna di Maurizio De Giovanni e il set di Napoli sono certamente un connubio perfetto. La ciliegina sulla torta, però, a parte la grande empatia che si è creata tra i vari bastardi, è stata data, secondo me, proprio dalla scelta di raccontare una Napoli non rappresentata, o appunto inquadrata, come mera location o cartolina mainstream ma vissuta come vero e proprio personaggio. In fondo, non sarebbe potuto essere altrimenti… Napoli, anche lei “bastarda”, prima tra tutti.

La Napoli de I Bastardi è bella e dannata, così come si legge nelle pagine dei romanzi di De Giovanni. Quanto è importante la città di Napoli sulla tua personalità e crescita artistica ?

Ecco, appunto, la mia Napoli. Di quanto sia profondamente legata a questa città, che probabilmente avrei sentito mia e avrei adottato anche se fossi nata a chilometri e chilometri di distanza, lo dico spesso. La cosa più importante che, invece, ho iniziato a scoprire nel tempo è che Napoli, più di tutte, e adesso più che mai, sia una città plurale, fatta di incontri trans-culturali e forse questo è il vero valore aggiunto. Un teorico del cinema, che è stato per me una grande fonte di ispirazione (Walter Benjamin), l’ha definita una città “porosa”, in quanto ultima città europea e prima città mediterranea. E aveva proprio ragione, Napoli oggi è sulla strada per diventare la città della cultura per eccellenza, e di questo ne sono molto orgogliosa. Non a caso, la nostra Procida è stata eletta capitale della cultura per l’anno venturo.

Nasci, artisticamente parlando a teatro, cosa ti hanno insegnato le tavole del palcoscenico?

Il teatro è uno scambio continuo. Come ha detto Qualcuno molto prima di me, è un lavoro perenne su te stesso ma la cosa incredibile è che lo è insieme ad altri cuori pulsanti. Nei periodi di prove, ogni giorno, 5/6 ore al giorno, sei costantemente messo a nudo di fronte te stesso e soprattutto di fronte agli altri, quegli altri che giorno dopo giorno diventano irrimediabilmente parte di te. Non è solo ciò che ti insegna il teatro, perché è scontato ormai dire quanto sia una fonte inesauribile di conoscenza, meraviglia e creatività, ma soprattutto la crescita umana continua e permanente che ti lascia. Il palcoscenico diventa così il luogo in cui ogni magia può diventare possibile, o almeno così è stato ed è per me.

In quale altro genere di fiction/serie ti piacerebbe recitare; ti vedresti bene alle prese con quale nuovo personaggio?

Mi ha sempre affascinato ricoprire un ruolo d’epoca…non una dolce e raffinata dama di corte ma una di quelle eroine letterarie, simbolo eterno di indipendenza e libertà femminile. Anche per questo, proprio in questi mesi, ho rispolverato l’equitazione, una mia passione di bambina.

Quello di Marinella – nella prima puntata della terza serie – è stato “un addio” a suo padre doloroso, sofferto ma necessario … non voglio conoscere gli sviluppi della vicenda, piuttosto vorrei chiederti quanto c’è di te in questo ruolo, per nulla secondario visto il legame tra Lojacono e sua figlia ?

Con lei non ho fatto altro che pescare e ripescare continuamente dal mio vissuto personale, è stata un’esperienza emotivamente molto forte e naturale al tempo stesso. Marinella, giovane donna del nostro tempo, si avvicina al mondo degli adulti troppo presto a causa delle vicissitudini familiari, mostrandosi in tutta la sua fragilità prima, ma ancora più forte e risolutiva poi. Per me ora è un po’ come una sorella minore…quella a cui ti senti di dare i consigli, anche se poi non li ascolta, e si ritrova nei “guai” com’è venuto fuori soprattutto nella Seconda Stagione.

Augurandoci di lasciarci alle spalle la stagione del Covid che ha inciso anche sul set de I Bastardi, quali sono i prossimi progetti teatrali e cinematografici che ti vedranno impegnata?

Come sappiamo la pandemia ha frenato tutto e il problema più grande, in questo settore, adesso più che mai, non dovrebbe essere quello di sciogliere le problematiche delle grandi produzioni che, in realtà, anche se con importanti ritardi, riescono comunque ad andare avanti anche da sole. Ritengo, invece, che bisognerebbe fare più attenzione e convogliare più energie soprattutto verso le piccole/medie realtà che cercano di farsi spazio in questo mondo di “giganti”. Vista l’imprevedibilità del momento, da napoletana doc, un po’ scaramantica, preferirei non svelare ancora nulla riguardo i miei prossimi progetti ma spero di poterlo fare presto… non vedo l’ora di condividere con le persone che mi seguono e con voi queste nuove esperienze che sono felicissima di intraprendere!

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