Giulia Lupetti ai nostri microfoni è un fiume in piena. Ha tanto da dire e raccontare. Dopo una formazione da attrice e modella nel panorama italiano, Giulia – classe 1988 – si è trasferita in California, dove tuttora vive. Oltreoceano è esplosa la sua carriera di attrice, con le partecipazioni a film internazionali, come Zoolander 2, Mission Possible, Bret Roberts. Poi un ruolo nel film Top Gun: Maverick a fianco dell’eterno Tom Cruise. Solo la pandemia ci ha impedito – al momento – di vederla in questa ultima prova sul grande schermo. E proprio da come ha vissuto questo anno assurdo, e come da questa crisi siano usciti nuovi ed interessanti progetti siamo partiti con le nostre #settedomande. Perché Giulia – che è anche regista e sceneggiatrice – non ha affatto voglia di fermarsi!
Ciao Giulia, partiamo subito da questo anno incredibile che ci siamo trovati tutti a vivere tra nuove restrizioni e inattese paure, innanzitutto ti chiedo come hai vissuto oltreoceano la pandemia, a Los Angeles dove vivi, in un contesto molto particolare come quello degli States.
Ciao e grazie infinite per questa intervista, è bello poter avere l’occasione di condividere la mia esperienza durante questo anno molto particolare per tutti. Ho passato la mia quarantena qui a Los Angeles, da sola nella casa in cui vivo, si trova a Beverly Hills, qui il lockdown è entrato due settimane dopo di voi. Io ero già in quarantena perché vedendo
la situazione italiana ero sicura che comunque sarebbe accaduto anche qui, dunque mi sono preparata in anticipo e ho fatto scorte di cibo per evitare le attese infinite nei supermercati; a Los Angeles, la quarantena è stata vissuta in maniera diversa dall’Italia, innanzitutto non abbiamo avuto una chiusura totale come voi, nel senso che anche se tutto era chiuso non avevamo alcun tipo di sanzioni nel caso fossimo fuori casa. A parte la paura iniziale quando ci sono state lunghe file soprattutto nei negozi di armi, il che ha spaventato un po’ tutti, per il resto è stato tutto molto tranquillo. Ovviamente qui era impossibile trovare carta igienica che era al pari del vostro lievito, per il resto abbiamo avuto un periodo di coprifuoco con tanto di esercito armato per strada, durante le manifestazioni, I riots hanno distrutto totalmente la città, non risparmiando nessun quartiere, Rodeo Drive è stata vandalizzata completamente. Detto ciò siamo riusciti a riprenderci e superare anche questo.
L’esperienza del lockdown è alla base di “Riddles of Dzoom”, la web serie girata tra Italia, Regno Unito e Stati Uniti durante la pandemia del Covid. Ci vuoi parlare di questo particolare quanto interessante progetto?
Mi fa molto piacere cogliere l’occasione per parlare di questo Progetto a cui tengo molto: “RIDDLE OF DZOOM” è una serie diversa dal solito, non solo perché è fatta interamente per il pubblico di Instagram ed è la prima serie Horror per questo tipo di piattaforma, ma anche per il modo in cui è stata girata e il momento storico che tratta e che viviamo oggigiorno.
L’idea è nata da Rachele Fregonese, scrittrice e regista della serie, io sono stata coinvolta tramite una mia carissima amica, nonché attrice e produttrice della serie, Alida Pantone, da subito ho amato il concept e appena ho avuto l’opportunità di leggere il copione me ne sono innamorata, come mi sono innamorata del mio personaggio Zelda. Una delle cose più strabilianti di questa serie, oltre al team che ha reso il tutto possibile, penso sia il modo in cui abbiamo girato; Ognuna di noi era in parti differenti del mondo e per quanto mi riguarda anche con un fuso orario di 9 ore. Abbiamo girato in selftape mode, con assistenza live su Zoom, dunque giravamo insieme con le direzioni di Rachele Fregonese, Alida Pantone e AJ (Alexander Lamb) il nostro direttore della fotografia. La storia ruota attorno a un indovinello da risolvere e un segreto che sembra impossibile svelare; durante il lockdown, un Gruppo di ragazze, che al tempo del liceo appartenevano al Gruppo “BRUNETTE”, si ritrovano invitate a una rimpatriata virtuale durante il lockdown, il meeting da gioioso momento di ricordi si trasforma presto in un incubo, quando il Gruppo realizza che sono obbligate a partecipare a un gioco molto pericoloso; Sono molto contenta di come è il prodotto finito e della attenzione che sta attirando, è stato divertente, appagante e una Bellissima esperienza; Speriamo in una seconda serie, ma non posso ancora parlarne, nel frattempo mi godo il successo che stiamo vivendo.
E proprio a causa della pandemia, sarà il 2021 l’anno di lancio del Top Gun: Maverick. Come è stato recitare accanto a Tom Cruise, uno degli attori più amati di Hollywood? Ci parli del tuo personaggio in questo film?
Grazie infinite per questa domanda, ebbene si, il nuovo “Top Gun Maverick” non sarà nelle sale e disponibile ancora per un po’. Recitare accanto a Tom Cruise è stato un sogno che diventa realtà, ancora ho i brividi nel raccontarlo. Decisamente un’emozione fuori dal normale, mi reputo onorata per avere avuto questa possibilità. Questo set mi ha insegnato moltissimo, vedere Tom lavorare mi ha dato grande ispirazione, decisamente il suo modo di recitare e la sua presenza sul set, è veramente unica, la meticolosità e l’attenzione nei minimi dettagli, penso questo sia uno dei segreti che lo rendono uno degli attori migliori di Hollywood. Riguardo al mio personaggio non posso dire molto per contrattualistica, ma posso dire che sono una sua collega e che nello svolgersi della storia mi aiuterà molto.
Hai preso parte al film Clique e alle pellicole internazionali Rapiscimi e Mission Possible. Che cosa ti hanno dato questi tre lavori a livello personale?
Non potrei essere più felice di cosi, sono molto soddisfatta e onorata del successo e risultato di tutti e tre i lavori. Ogni set mi ha lasciato memorie indimenticabili, ha portato nuove persone nella mia vita e mi hanno dato molto a livello professionale. A livello personale, mi hanno spinto a superare me stessa e le mie limitazioni in tantissimi modi, mi
hanno dato la possibilità di lavorare con attori come: John Savage, Chris Coppola, James Duval, Virgilio Costelo, Sao Jose Correia, che a parte alla loro meritatissima fama nel mondo del cinema, sono persone meravigliose, lavorare con loro mi ha portato amicizie profonde, lezioni di vita, condivisione di valori e unione per il profondo amore che
abbiamo per il cinema.
Sei modella, attrice, sceneggiatrice e regista: Dove si trova più a suo agio Giulia?
Giulia è tutte queste cose, non ho una preferenza, ognuna di esse mi permette di esprimere una parte della mia personalità e di quello che sono, amo ogni cosa di ognuno di questi aspetti del mio lavoro, sono grata al mio lavoro come modella per la confidenza che ha tirato fuori in me, quando iniziai ero molto timida, ma non appena salivo sulla
passerella o davanti alla camera quella timidezza non esisteva più, volevo lavorare perché mi sentivo bene nel farlo, usciva fuori quella parte di me che non riuscivo a tirare fuori nella mia vita, era come poter essere la persona che volevo essere in quei momenti, darmi il permesso di avere maggiore confidenza. Per me recitare invece è vivere, ci è voluto più tempo nello sbloccarmi in questo campo, ma perché l’amore per questo lavoro non ha limiti per me non ci sono parole per descrivere quello che sento quando ho l’onore di essere in scena, è come vivere veramente, è giocare, è amare, è essere chi voglio
essere quando lo decido io. Era difficile per me all’inizio potermi donare totalmente ai miei personaggi, ero troppo impegnata a pensare a come le persone avrebbero reagito, cosa avrebbero detto, avevo tantissima paura del giudizio altrui, avevo paura di non piacere e non essere abbastanza brava; la vita mi ha portata a capire che la ricercar di
approvazione era solo la mancanza della approvazione e validazione più importante di tutte, cioè la mia; questo ha portato un miracoloso cambiamento in me; Scrivere è la mia salvezza da sempre, creare con la mia mente e metterlo giù, fantasticare, creare personaggi, metterli insieme nello stesso posto e vedere come si comportano, questo anche è Giulia ed è una parte vitale senza la quale non potrei esistere.
“Memento Audere Semper” è il titolo del pluripremiato film di cui sei sceneggiatrice. Il “ricordarsi di osare sempre” è un monito che adotti anche nel tuo interpretare e vivere la vita?
Assolutamente, MEMENTO AUDERE SEMPER, è stata la mia prima opera da sceneggiatrice e regista, uno dei motivi per i quali mi sono spinta a farlo è proprio perché credo che bisogna come esseri umani ricordarsi di OSARE SEMPRE, osare per quello che si ama, osare nel superare i limiti fisici, ma soprattutto mentali nei quali rimaniamo vincolati e nel rendersi conto che i limiti li poniamo noi. Osare per andare oltre le nostre limitazioni o quelle che crediamo limitazioni sociali, fisiche, mentali e farlo per vivere completamente, come è nostro diritto farlo. Mi sono resa conto nella vita che le limitazioni che credevo fossero gli ostacoli insormontabili alla mia felicità erano più che altro scuse che utilizzavo per rimanere nella mia comfort zone e per non darmi il permesso di essere felice, perché a mio parere la felicita è quello di cui abbiamo più paura.
Questo anno sta volando – finalmente – via. Quale augurio vuoi fare a te stessa e al mondo (non solo quello del cinema) per il prossimo anno?
Voglio augurare a tutti di poter riguardare a questo anno, non come un anno che ci ha segnato, ma che ci ha insegnato molto, un anno che con le sue avversità ci ha dimostrato che siamo più forti di quello che pensiamo, un anno che ci da forza per affrontare il prossimo, aspettandoci solo il meglio e sapendo che siamo pronti a riceverlo. Auguro a me e a tutti, un anno in cui possiamo rimanere presenti in ogni momento entusiasti e con il cuore aperto per quello che abbiamo, apprezzando e trovando la felicità sempre e comunque, un anno in cui non pensiamo più di dover cambiare per gli altri, dove possiamo apprezzare la nostra unicità e amarci senza dover ricercare l’approvazione altrui, ma trovando approvazione e amore costantemente in noi. Auguro a tutti di poter trovare quella pace dentro di noi, anche quando tutto sembra crollare e in quel caos, trovare sempre un piccolo motive per cui essere felice e sono sicura che la felicità potrà cosi riempire le nostre vite in maniera inaspettata.