Barolo 2021, al Piemonte la prima Città Italiana del Vino patrocinata dal Mipaaf

A Montepulciano (Toscana) e Duino Aurisina (Friuli Venezia Giulia) le due menzioni speciali da parte della giuria

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Foto e dichiarazioni tratte da www.cittadelvino.it (fonte ufficiale)

È avvenuta questa mattina, 11 novembre 2020, la presentazione alla stampa della Città Italiana del Vino 2021. Lo scettro di capitale italiana per l’evento promosso dall’Associazione nazionale Città del Vino e patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali è andato alla cittadina piemontese di Barolo.

Il cuore dell’omonima denominazione del pregiatissimo rosso delle Langhe a base di uve Nebbiolo, nel Piemonte meridionale cuneese, sarà per il 2021 scenario di eventi legati al culto del vino in seguito ad una difficile selezione condotta da una giuria di esperti. Fra questi ultimi, è intervenuto stamani in conferenza stampa il prof. Giuseppe Festa (Università di Salerno) coordinatore dell’Osservatorio Nazionale Città del Vino. Dal docente ed esperto del mondo accademico è stata sottolineata la difficoltà con cui si è deciso di scegliere il progetto Barolo fra altrettante proposte validissime, sia dal punto di vista qualitativo (sostenibilità ecc.) sia da quello quantitativo (numero di attività e di etichette, eventi proposti ecc.). Il dossier di candidatura vincente è risultato però quello della piccola Barolo – la cui popolazione risulta oggi di 700 abitanti circa – nella gara conclusasi sabato 7 novembre. Barolo – facente parte anche dell’Unione di Comuni Colline di Langa e Barolo – l’ha spuntata davanti ai concorrenti comuni di Bianco (Rc), Duino Aurisina (Ts), Montepulciano (Si), Montespertoli (Fi), Taurasi (Av) e Tollo (Ch).

A Duino Aurisina e Montepulciano la commissione ha riconosciuto in ogni caso una menzione speciale, per la validità del progetto culturale che ha sostenuto le rispettive candidature. Al comune toscano patria della Docg Nobile di Montepulciano e compreso fra la val di Chiana e la val d’Orcia è andato il riconoscimento quale miglior progettualità quale singolo comune in gara. Mentre alla realtà giuliana di Duino e Aurisina (Trieste) è toccata la menzione speciale come miglior progetto di rete, per l’unione di centri capaci di fare squadra attorno alle proprie potenzialità vitivinicole e malgrado la sovente ”etichetta” di terra di passaggio verso Slovenia e Croazia. 

I relatori della conferenza stampa di oggi, 11 nov. 2020

Il programma vincitore di Barolo, che prevede vari eventi come mostre, seminari, Lectio magistralis, installazioni artistiche e tanto altro, è stato sviluppato dal Comune in collaborazione con la Barolo&Castle Foundation, che è anche il braccio esecutivo del calendario di appuntamenti della Città Italiana del Vino 2021.

“Siamo molto contenti che sia stato premiato il nostro dossier e lo sforzo di coinvolgimento del territorio e delle istituzioni locali e regionali, che ci supporteranno nel programma di appuntamenti ed eventi previsti per il 2021 – ha dichiarato Renata Bianco, sindaco di Barolo. Il 2020 è stato un anno molto difficile e crediamo che questa iniziativa sia un forte messaggio di speranza e ripartenza”.

“Questo concorso tra i Comuni a vocazione vitivinicola ed enoturistica intende mettere in risalto l’influenza della cultura del vino nella società, nel paesaggio, nella cultura e nell’economia locale – sottolinea il direttore e coordinatore piemontese Città del Vino, Stefano Vercelloni – ed è un’occasione per promuovere anche modelli virtuosi di gestione del territorio e valori culturali e di sostenibilità che da sempre contraddistinguono la nostra Associazione. Insignire Barolo del titolo di Città Italiana del Vino 2021 è un riconoscimento del lavoro e dell’impegno di un Comune che ha saputo valorizzare in questi anni il legame del territorio con il vino e l’enoturismo, al centro di un’area, le Langhe, che è anche Patrimonio Unesco”.

Il tema di fondo della candidatura è un grande viaggio tra tradizione e modernità che racchiude l’anima stessa del Barolo, “un vino dalla storia antica che ha saputo rinnovarsi e aprirsi al mondo” spiega Tiziano Gaia, referente della Fondazione Barolo&Castle e del comitato tecnico scientifico del WiMu Museo del Vino. “Sarà una sorta di viaggio nel tempo attraverso riti e feste tradizionali, stagionalità e recupero della memoria dei personaggi che hanno fatto la storia del vino. In questo lavoro di ricerca e approfondimento saremo accompagnati da antropologi e storici, ma non mancheranno i tributi ai grandi scrittori del territorio, Pavese e Fenoglio su tutti, intorno ai quali costruire un percorso di valorizzazione dei luoghi raccontati nelle loro opere, nelle quali il vino e la cultura contadina avevano un’importanza centrale”.

“Non è stato facile giungere alla scelta finale – continua il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon – a conferma della validità dei dossier presentati dai sette Comuni. Abbiamo comunque colto gli obiettivi che avevamo con l’avvio di questa prima edizione: mettere in risalto la cultura enologica ed enoturistica di un territorio, la sua influenza nella società e nell’economia locale; inoltre vogliamo promuovere tutte quelle buone pratiche che valorizzano la biodiversità, la tutela dell’ambiente e che possano portare benefici anche permanenti in termini di servizi, infrastrutture, eventi”.

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