Sette domande. Cosa c’è dietro una buona Guida sul Vino ?

L'esperienza di Adele Elisabetta Granieri ed Alessandro Marra con la Guida Slow Wine. Il lancio della 2021 domenica 4 ottobre a Milano Wine Week con lo staff nazionale

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Adele Elisabetta Granieri con Alessandro Marra (Slow Wine Campania e Basilicata). Al centro Giancarlo Gariglio, uno dei due curatori nazionali della Guida Slow Wine.

Ogni anno, fra edicole e librerie, scaffali fisici e virtuali, siti web e canali e-commerce… siamo sopraffatti da una enorme mole di offerte, riguardanti pubblicazioni nuove su tematiche differenti. L’attenzione varia, a seconda degli interessi personali, professionali, dei gusti che cambiano in fatto di letture. Ogni volta che siamo alla ricerca di qualcosa che più che farci passare il tempo abbia lo scopo di informare, di darci qualcosa di utile riguardo a un acquisto o ad un regalo, in poche parole… di una Guida.

Immagine di repertorio

Ne circolano veramente tantissime, al di là dei meri ricettari o elenchi di indirizzi vari dove andar a fare la spesa quotidiana, o dove andare a cena la sera. Non è da meno il vino, prodotto sempre più apprezzato e capace di allietare giornate un po’ grige con le sue note a volte floreali a volte speziate o sapide. Il vino, qualcosa di irrinunciabile per alcuni, tanto da riempire i suoi scaffali di pubblicazioni curate dai più diversi esperti in materia. Non tutte però ci soddisfano, non tutte hanno quella capacità di dirci con immediatezza e praticità cosa fare, dove andare, cosa acquistare ed a che prezzo in media. Più difficile ancora dev’essere, allora, il lavoro di chi c’è dietro… all’opera che finisce nelle mani del lettore consumatore.

Ascoltiamo due massimi esperti in tale campo, da anni attivi nella realizzazione della Guida vini di Slow Food Editore, Slow Wine. Conosciamo meglio Adele Elisabetta Granieri ed Alessandro Marra – fra i curatori di Slow Wine per le regioni Campania e Basilicata – i quali, lo scorso gennaio a Benevento, hanno condotto la premiazione delle chiocciole insignite del riconoscimento come cantina dell’anno nell’ambito della festa per i 10 anni di Slow Wine. In sette domande cerchiamo di sapere chi lavora ad una buona guida sul vino e che cosa in particolare fa ogni anno, mese, giorno… del suo preziosissimo tempo.

Buongiorno a voi Adele e Alessandro, siamo alla vigilia della presentazione ufficiale della nuova Guida Slow Wine 2021.

Nel mondo del vino circolano veramente tante guide, ognuna differente per criteri e categorie rispetto alle altre. Ma che tipo di lavoro c’è dietro la redazione di una buona guida sul vino?

Certamente gli assaggi sul campo, tra visite in cantina e degustazioni alla cieca, sono fondamentali. Ma altrettanto importante è ricordare di avere una grande responsabilità nei confronti del lettore: l’obiettivo del nostro lavoro editoriale è appunto quello di orientare l’appassionato che sfoglia la guida in un panorama produttivo ampio e variegato.

Nel caso di Slow Wine come procedete… o meglio, qual è il vostro valore aggiunto?

Ci ha sempre contraddistinti il voler “calpestare le vigne”, e infatti ogni anno noi e la nostra squadra di collaboratori effettuiamo le visite alle aziende vinicole di Campania e Basilicata. Incontrare i produttori, stringergli la mano in questi undici anni ci ha permesso di raccontare il vino partendo proprio dalla storia di chi lo fa, evitando di ridurlo a un semplice elenco di riconoscimenti gusto-olfattivi. Dopotutto, era questo l’obiettivo di partenza: far uscire il vino dalle stanze di degustazione e raccontarlo per quello che è davvero!

Nel vostro team lavorano esperti di vari settori. In particolare tu Adele, che sei una giornalista, che tipo di lavoro svolgi nella redazione della Guida Slow Wine ogni anno?

Adele: Grazie alle mie esperienze lavorative, ho sicuramente molte occasioni di degustare vini di diversi territori e confrontarmi con i colleghi, circostanza particolarmente importante per costruire un bagaglio culturale solido. Allo stesso modo, per la buona riuscita della guida, è fondamentale l’apporto di tutta la squadra di lavoro e per questo mi ritengo molto fortunata a poter contare su collaboratori appassionati e competenti.

Alessandro: La composizione della squadra è varia, e in questo sta un’altra ricchezza. Veniamo dalle più disparate esperienze professionali, abbiamo tutti formazioni e background diversi, il che ci consente un approccio multiforme. È forte poi il legame con Slow Food e il territorio su cui operano condotte e comunità, oltre che con Fisar, con cui va avanti da tempo una proficua collaborazione.

Questa vendemmia 2020 come potrebbe influire a livello contenutistico sulle prossime edizioni di Slow Wine?

È ancora presto per azzardare previsioni di qualsiasi tipo, ma speriamo in un’annata che rappresenti un riscatto dopo un periodo complicato e molto sfortunato.

La 2020 è stata la numero 10. Cosa vi è piaciuto dell’ultima Guida Slow Wine e su cosa invece pensate di lavorare di più per il futuro ?

È stata un’edizione che ricorderemo per sempre, la prima che ci ha visto nelle vesti di coordinatori per la Campania e la Basilicata, dopo alcuni anni di esperienza quali componenti del panel di degustatori. L’obiettivo è fare sempre meglio, dando spazio e voce alle piccole realtà artigianali che difendono la biodiversità e si impegnano in un’agricoltura pulita e sostenibile.

Qualche anticipazione o curiosità sulla Guida Slow Wine 2021 in vista della presentazione a Milano Wine Week il 4 ottobre prossimo?

La novità principale è certamente quella della non assegnazione delle “chiocciole”, il nostro riconoscimento più sentito e ambito, “assegnato a una cantina per il modo in cui interpretava valori (organolettici, territoriali e ambientali) in sintonia con la filosofia di Slow Food”. È stata una scelta sofferta ma necessaria, tanto più quest’anno che non è stato possibile fare tutte le visite in cantina. Le altre novità riguardano poi la scheda sui vini completamente rivista nell’ottica di un moderno e ambizioso approccio metodologico, che faciliti ancor di più la lettura. Infine una lista unica di riconoscimenti -Top Wines- con la specifica dei tradizionali Vini Slow e dei Vini Quotidiani: quest’anno, fermo il numero delle aziende censite in Campania (ben 94, nessuna guida crediamo dedichi tanto spazio alla nostra regione!) sono 31 i vini che hanno ottenuto un riconoscimento, uno in più rispetto alla passata edizione.

Infine, un’etichetta da suggerire ai nostri lettori?

Adele: in attesa di conoscere tutti gli altri riconoscimenti, che saranno svelati man mano in questi giorni, io consiglierei il Lambrusco di Sorbara “Rito” di Zucchi: un Vino Quotidiano che è un inno alla semplicità, da godersi a tavola senza remore e dall’ottimo rapporto tra la qualità e il prezzo.

Alessandro: ho vissuto alcuni anni in Lombardia e allora dico Barbacarlo 2018 del Cavalier Lino Maga, o Maga Lino come dice sempre lui, Vino Slow in questa edizione: un rosso dell’Oltrepo’ Pavese autentico e verace, con tante cose da raccontare.

Grazie ad entrambi per questo breve viaggio nel vostro mondo e nel vostro lavoro. In bocca al lupo per Slow Wine 2021 !!!

Grazie a voi!

Un’altra delle grandi novità di questa edizione di Slow Wine è la tecnologica ed innovativa formula mista, dal cartaceo al digitale con possibilità di integrare quanto scritto su ogni azienda con la visione direttamente dal web di oltre 900 interviste video ai produttori presenti nella Guida 2021. Tutto attraverso qr code posto a margine della relativa pagina dell’impresa citata, una sorta di wine blockchain editoriale per capire storie e aneddoti di ciascun produttore intervistato in azienda. Una vera rivoluzione in chiave digital, che rende così facile ed a portata di clic quanto detto all’interno della Guida cartacea.
Immagine tratta dal sito www.slowfood.it

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Un assaggio dall’introduzione della Guida 2021, estratto dal sito ufficiale slowfood.it – 24.09.2020
Slow Wine cambia, muta, si adatta al succedersi delle stagioni climatiche, al ricambio fisiologico dei collaboratori, alle mode stilistiche che si avvicendano, alle variazioni dei nostri gusti e all’invecchiamento dei nostri palati. Quella che per forza di cose deve rimanere sé stessa – pena la perdita di autorevolezza – è la voglia di consegnarvi una narrazione collettiva che si ponga poche chiare regole: il costante desiderio di indagine, di approfondimento, di conoscenza e di confronto con gli appassionati, così come con i produttori.
A restarci scolpito nella memoria sarà il desiderio, a tratti feroce, di resistere che ci hanno trasmesso i nostri collaboratori e i vignaioli, quell’energia vitale capace di convincerci che, nonostante tutto, Slow Wine sarebbe uscita lo stesso anche nel 2020, e che l’edizione del 2019 non sarebbe stata il nostro ultimo ballo. Ora che scorriamo le centinaia di pagine che compongono questo volume, sentiamo che un piccolo contributo alla resilienza generale siamo riusciti a darlo, e che il vino è uno dei motivi per cui vale senz’altro la pena di gioire, e forse persino di vivere.

(…)

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