Franco Zeffirelli, la morte di un “ragazzo che ha avuto solo idee geniali”

malato da tempo, scompare uno dei registi italiani più amati a livello internazionale

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Scenografo, costumista, pittore, ma soprattutto uno dei nostri più grandi registi, tra cinema, prosa e opera lirica, amatissimo a livello internazionale. E’ Franco Zeffirelli, scomparso a 96 anni, da tempo malato. Si è spento nella sua casa di Roma, sull’Appia Antica, assistito dai figli adottivi Pippo e Luciano, da un medico e dal parroco della chiesa di San Tarcisio che ha benedetto la salma. Circa una settimana fa, secondo quanto si apprende dalla famiglia, aveva ricevuto l’estrema unzione. “Si è spento serenamente – riferiscono i familiari – dopo una lunga malattia, peggiorata negli ultimi mesi”..

Come sto? Tutto sommato non mi posso lamentare data la mia età – diceva lui che due anni fa fu ricoverato per un malore -. E’ il fisico che ha iniziato a fare capricci“.

Ironico, polemico, passionale. Profondamente fiorentino e al tempo stesso internazionale. Zeffirelli una volta si è definito “un bravo ragazzo con la fortuna di avere molti talenti” e “solo idee geniali“. “Mi reputo fortunato – ha spesso raccontato -. Ho avuto molti momenti importanti nella mia carriera. Ho conosciuto e collaborato con i grandi nel mondo della musica classica, dell’opera, del teatro, del cinema. Regalandoci e regalando al nostro pubblico momenti memorabili“.

L’elenco è lungo: da Luchino Visconti, il suo di maestro (“mi ha insegnato e forgiato al mestiere“) a Maria Callas (“la diva per eccellenza, l’artista più straordinaria e più completa“), “da Domingo a Pavarotti, dalla Taylor e Burton a Lawrence Olivier, Mel Gibson, Glen Close, Judy Dench, Maggie Smith e così via“. E poi “i grandi direttori d’orchestra: Serafin, Von Karajan, Bernstein, Kleiber“.

La lirica da una parte e il cinema dall’altra, con una grande passione per i classici, portati sul grande schermo come nei casi di “Romeo e Giulietta” (1968), “La bisbetica domata” (1967), “Amleto” (1990) e “Jane Eyre” (1996). E poi la religione, con la storia di San Francesco in “Fratello sole, sorella luna” (1972), e soprattutto lo sceneggiato televisivo “Gesù di Nazareth” (1977), un vero kolossal internazionale che ha fatto storia.

La sua carriera lunga 70 anni è raccolta a Firenze, al Centro internazionale per le arti dello spettacolo Franco Zeffirelli, che accoglie disegni, bozzetti, copioni, sceneggiature, libretti d’opera, foto, filmati e che per il suo compleanno sarà aperto gratuitamente. Un archivio per il quale, diceva, “ho lottato tanto perché” non si disperdesse: “Ora mi sento più tranquillo e mi auguro che il pubblico lo apprezzi“.

In una delle ultime interviste, alla domanda su come volesse essere ricordato, così rispose: “Lascio dietro di me un grande patrimonio artistico: decine di film e tante riprese dei miei spettacoli d’opera da tutti i più grandi teatri del mondo“.

Lo scorso anno, per festeggiare i 95 anni del maestro, il Teatro alla Scala di Milano ripropose il leggendario allestimento dell’Aida datato 1963, con le scene dipinte da Lila De Nobili. Seguì l’Arena di Verona che mise in scena per 16 repliche la sua Aida con i costumi di Anna Anni.

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