Sette domande. Renato Marengo, testimone di un inedito Lucio Battisti

Nel libro scoop 'Parole di Lucio' aneddoti legati all'intervista del '74 per Ciao 2001: rivelazioni prog e restroscena curiosi di un Battisti mai visto

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1985

Dal lontano 1974 ripercorriamo assieme al giornalista Renato Marengo la fase migliore di Lucio Battisti. Nel suo libro ‘Parole di Lucio’ (Chinaski edizioni, 2016), attraverso aneddoti e storie di vita vissuta, riemerge un bel po’ di memoria storica del Battisti che fu – ma soprattutto di quello che i media non hanno mai detto del vero Lucio. Un’intervista nata quasi per caso, pubblicata sulla rivista Ciao 2001 con molta sorpresa fra l’opinione pubblica e la stampa del tempo. 5 giorni che proiettarono il numero uno dei cantautori italiani di sempre nella sfera del Prog. Un genere che all’epoca andava molto bene nel nostro paese, grazie a gruppi come gli Area di Demetrio Stratos o la PFM, sulla scia dei maestri di fama internazionale. Vediamo come consueto nelle nostre sette domande com’era il Lucio Battisti lontano da telecamere e riflettori, nella sua quotidianità e lontano dagli stereotipi che gli furono attribuiti dalla politica di sinistra e dalle accuse di maschilismo ed estremismo di destra mai sopite a carico del genio di Poggio Bustone. 

Cinque giorni che proiettarono Lucio Battisti verso il genere Prog… signor Marengo, buonasera. Lei come descrive quel momento ?

Furono i giorni in cui ebbi l’opportunità di conoscerlo, di stare con lui in sala registrazione. In quei giorni riuscii a capire che la vera natura di Lucio Battisti, cantautore spesso etichettato dai media e dalla critica, era quella di un grande compositore. Era bravissimo negli arrangiamenti, da lì emergeva la sua tendenza al Prog, qualcosa che uscì fuori con l’album Anima latina di cui parlo nel libro. Fu proprio una rivista dedicata al genere Prog che ne descrisse a suo tempo questa sua tendenza nascosta, al di là della classica melodia. Lo definì uno degli artisti prog italiani più importanti.

Oltre che giornalista di settore, lei era anche un appassionato di Lucio Battisti ?

Io non ero un fan di Lucio, anzi… provenivo dalla cultura ‘rockettara’ di sinistra, allora esisteva una musica impegnata, figlia di un periodo di protesta giovanile del ’68, contro la guerra del Vietnam, contro le regole divenute oppressive per i giovani di allora. Era il periodo del grande rock americano e inglese ‘di protesta’ frutto di Woodstock. Lucio Battisti, conosciuto dai più come il cantante di belle canzoni, ottimo musicista, fu però considerato da noi che ci occupavamo soltanto di rock un cantautore di musica leggera, alla stregua di Baglioni o Morandi.

La sua intervista a Lucio come nacque ? Fu ben studiata o fu una pura casualità ? 

La mia intervista capitò quasi per caso, all’epoca lavoravo per la rivista Ciao 2001 come responsabile del settore italiano. Mi occupavo di personaggi italiani afferenti all’area del rock : gli Area, la Pfm, la Nuova Compagnia di Canto popolare, Finardi, Bennato ecc. L’incontro con Battisti capitò così per caso, siccome eravamo nello studio di registrazione detto ‘Il Mulino’ in Brianza, dove io, che ero anche un produttore discografico, dovevo recarmi con Tony Esposito per incidere un disco. Lucio Battisti era davanti a noi nella sala registrazione. Una volta liberata la sala Lucio mi invitò nel suo camerino… Era una sala che Lucio e Mogol avevano comprato proprio all’interno di un mulino, in Brianza appunto, dove chiunque avrebbe fatto carte false pur di ascoltare una sola nota di Lucio. Sarebbe stato per me giornalista un vero scoop. Lì dentro Lucio mi fece ascoltare qualcosa di straordinario, tanto che gli chiesi “ma, di chi è?” e lui rispose nel suo fare consueto “è a’ mia!”. Fu un’intervista che fruttò alla mia rivista un’impennata delle vendite, normalmente ne vendeva 80mila copie, con quello scoop arrivò a 500mila.

Per Lucio quindi… lei non era un giornalista! Come la prese? 

Non ti dico ovviamente cosa accadde dopo, quando Lucio scoprì che ero un giornalista… lui che per il suo notorio carattere poco estroverso aveva sempre fuggito la stampa e i giornalisti che lo cercavano più per il gossip che per la sua musica. La stampa estera invece lo rispettava molto per l’artista che era.

Vogliamo sfatare questo luogo comune secondo il quale Lucio fosse un fascista ?

Inizialmente, vista la mia componente un po’ seriosa e bacchettona di sinistra, avevo una certa inibizione verso di lui. Gli chiesi addirittura “Lucio, ma è vero che sei fascista?” e lui risposte “e che vor dì?!”. Piuttosto emergeva una sua anima ‘qualunquista’ – termine molto usato allora. Ma non certo fascista!

Se Lucio non fosse stato Lucio, o meglio… se non fosse stato il Battisti triste e scontroso che i media italiani avevano dipinto, avrebbe prodotto ugualmente ciò che ha prodotto? 

Assolutamente sì! Lui era molto serio, ma veniva preso d’assalto dal gossip anche per il suo stile particolare… il ricciolo, il foulard, la voce delicata. Il divo superò purtroppo il musicista, dal momento che allora di stampa musicale ce n’era poca. Da ciò questa leggenda legata al suo carattere, schivo e spigoloso, cosa che non emerse per niente con me e Tony Esposito con cui anzi fu molto affabile, disponibile e loquace. Lui reagiva con la chiusura all’assalto dei giornalisti, mentre a me stava diventando simpatico. Credo che, con quell’intervista, il mondo del rock si aprì di più verso Lucio. Questo fu il grande merito di quel lavoro giornalistico, far scattare quell’attenzione verso queste sue prerogative spesso celate da tutti.

Lei ha poi incontrato nuovamente Lucio ? 

Un anno e mezzo dopo… non ero più con Ciao 2001. Collaboravo con il giornale Nuovo sound. Era una fase in cui chiesero a Lucio di fare un concerto per un’associazione che si occupava di tematiche sociali importanti. Lui aveva timore di affrontare il mondo femminista, ci litigò addirittura ma non perchè fosse maschilista… accadde per una sua canzone in cui diceva “stupida!” ma… lo diceva nel senso buono, come quando si vuol far pace e capita di dire “ma dai, smettila!”. Per tale motivo Lucio decise che in questo ambiente non avrebbe fatto mai dei concerti. Si sentiva nell’aria che lui era stanco, anche della collaborazione con Mogol, che lasciò dopo Anima latina per mettersi a fare cose diverse, un po’ più d’avanguardia.

Grazie mille allora per questa panoramica stupenda che ci ha fatto in pochi minuti, su un Battisti mai immaginato da nessuno. Scopriamo il resto leggendo il suo libro… Buonasera !

Grazie a voi e buona serata!

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